Partizan-AEK, un match amichevole contro la guerra

Il 7 di aprile, l’AEK celebra il ricordo di uno dei traguardi storici del club, un momento che va oltre l’universo sportivo. Il club ricorda infatti un viaggio di pace e solidarietà per i nostri fratelli di sangue nel pieno della sofferenza.

Nella primavera del 1999, l’AEK annunciò un’amichevole contro il Partizan Belgrado da giocarsi il mercoledì santo, il giorno 7 di aprile, durante i bombardamenti della Nato iniziati il 24 marzo del 1999 con una decisione del presidente americano Bill Clinton, dopo che la Serbia non aveva voluto firmare l’accorso sul futuro del Kosovo! Il bombardamento durò 78 giorni causando la morte di 500 civili secondo fonti ufficiali, mentre per Belgrado la cifra delle vittime arrivava a quota 5000!

Dietro questa iniziativa c’era le mente di Dimitris Melissanidis e grazie all’ok dell’area football e, in particolare, del capitano della squadra, Demis Nikolaidis, l’AEK prese una decisione destinata a fare storia. Fu un viaggio pericoloso, le cosiddette bombe intelligenti sganciate dalle forze Nato sul territorio serbo erano state responsabili di molti tragici errori che causarono vittime innocenti. I cinque convogli di autobus della delegazione greca che trasportavano importanti personaggi non legati al calcio, come Manolis Glezos, avrebbero potuto essere a rischio!

Il giorno prima del match, la delegazione dell’AEK volò a Budapest, dove passò la notte, e la mattina del mercoledì raggiunse Belgrado in autobus, tra i continui applausi dei serbi. L’arrivo nella capitale del Paese fu uno dei momenti più emozionanti con la popolazione locale che offriva pane e sale, simbolo dell’ospitalità serba.

Una breve sosta al Palazzo Presidenziale, dove l’AEK portò un messaggio di solidarietà a nome di tutto il popolo greco e poi, all’arrivo allo stadio del Partizan, dove la dirigenza, gli accompagnatori e gli ultras dell’AEK, per lo più appartenenti dall’associazione “Original 21”, ricevette ancora una volta una straordinaria accoglienza.

Le due squadre scesero in campo insieme reggendo uno striscione che recitava: “Nato ferma la guerra, ferma i bombardamenti”. La partita non arrivò al termine. O meglio, finì prima che i tifosi di entrambe le squadre invadessero il campo.

Fu l’interruzione più bella di una partita nella storia del calcio, visto che i tifosi di entrambe le squadre attesero solo 68 minuti prima di correre in campo: i serbi dalla curva e gli ultras dell’AEK dal centro, abbracciandosi l’un l’altro.

Tutti insieme, calciatori e allenatori delle due formazioni erano diventati una cosa sola. Fu un momento impressionante. Un momento storico, unico e irripetibile. Fu il momento capace di mettere l’AEK nei cuori di un intero popolo. Fu l’ennesima prova di quanto sia diverso, pieno di orgoglio e bellezza essere un fan dell’AEK.

Un attimo dopo però, tutti furono costretti alla fuga: i greci dovettero lasciare il territorio serbo prima di sera e i serbi dovettero nascondersi nei rifugi per una nuova notte di bombardamenti.

Le cose belle si fanno sempre un po’ attendere … Come un gol al novantesimo

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